Ha dedicato la sua vita alla politica ad alti livelli facendo più volte il ministro. Oggi, arrivato a 60 anni, ha deciso di cambiare rotta e orientare la bussola verso il cuore del Piemonte, verso il sogno di un noccioleto tutto suo e della sua famiglia. Un investimento economico che punta dritto alla qualità, al biologico e alla tradizione. Vengo dalla bergamasca, una terra ortodossa, dura, lavoratrice e lontana anni luce dalle nocciole, ma la vita ti porta a fare scelte diverse, creare e costruire una famiglia in Piemonte, non solo in termini anagrafici, ma anche in termini di identità, posti di lavoro e tutela dell’originalità del prodotto.
Ma chi gliel’ha fatto fare, a 60 anni, a buttarsi nell’agricoltura?
Quando sono arrivato a un passo dalla pensione, con qualche risparmio da parte, ho ricevuto parecchie proposte di acquisto di bot, cct, fondi bancari e altri investimenti. Non mi convincevano e così ho voluto fare una valutazione molto più ampia che tenesse conto anche delle mie passioni, come quella per il mondo dell’agricoltura. Così mi è stata fatta un’offerta per l’acquisizione di una proprietà, in un unico corpo, con ben 65 ettari di terreno agricolo di cui 2,2 coperti. Misure difficili da trovare nel mondo agricolo.
Stiamo parlando delle dimensioni di quasi un paese, con l’unica differenza che qui ci sono celle frigorifere, capannoni, un laboratorio e un laghetto privato che è possibile girare in barca e dove vivono pesci di quasi un quintale, manca solo una chiesetta, ma porremo presto rimedio.
Stavo realizzando il mio sogno e non solo perché desideravo avere stalle, scuderie e un pezzo di terra tutto per me e la mia famiglia. C’erano infatti tutti i presupposti per costruire qualcosa di concreto, un investimento che potesse diventare rendita per la pensione e un lavoro per mio figlio e la mia famiglia. In ultimo ma non meno importante, ho sempre pensato che se uno riesce a realizzare qualcosa di proprio debba farlo, anche, per creare lavoro per il territorio in cui si trova, quindi il Piemonte e la provincia di Alessandria.
Entrando nello specifico. Perché ha deciso di investire proprio nelle nocciole?
Dalla descrizione potrebbe sembrare un investimento importante. Ma non è così. Ci sono infatti zone del Piemonte in cui le cifre sono ancora accessibili e rispetto all’investimento che ho fatto tre anni fa i valori si sono raddoppiati. Per chiunque voglia investire ora, l’acquisto del terreno è una scelta vincente.
Avendo la necessità di riqualificare delle culture esistenti come mais, grano, frutteti, abbiamo fatto una selezione su cosa fosse più vantaggioso coltivare. Numeri alla mano l’impianto di nocciole era sicuramente quello più redditizio: un ettaro di nocciole costa in termini di piante circa 1500 euro, piantate a terra 3500 euro. Dopo i primi anni questo ettaro arriva a rendere, secondo quello che è il prezzo medio degli ultimi anni, più 8.000 euro anno per almeno 20 anni.
Si tratta di un investimento economico ma soprattutto di un atto d’amore verso la sua terra…
Credendo, non solo alla nocciola, ma nel prodotto specifico della mia regione, la Tonda Gentile del Piemonte, ho acquistato altri 5 ettari per creare un vivaio di piantine Tonde Gentile del Piemonte, oltre ai vari impollinatori necessari per fare un impianto di nocciole. Ora la proprietà può contare su 70 ettari totali.
L’obiettivo di questa parte non è la resa economica ma la difesa dell’identità del territorio. In alcune parti infatti si stanno piantumando specialità laziali come la Gifoni. Al contrario io voglio difendere quello che è il prodotto autoctono, che cresce a casa nostra. Il prodotto che ci ha sempre contraddistinto.
La Tonda Gentile Piemonte è la migliore…
Non sono io a dirlo ma è certificato. La Tonda Gentile del Piemonte ha una qualità superiore a qualsiasi altra nocciola. Ha un prezzo di vendita orientativamente di 100 euro al quintale maggiore rispetto alle altre. Viene, inoltre, raccolta a fine agosto-inizio settembre, e quindi in un periodo climatico asciutto, più agevole; mentre la Gifoni e altri prodotti vengono raccolti il mese dopo, quando le piogge non danno molte certezze sul raccolto. La nostra Tonda Gentile è un prodotto IGP, riconoscimento europeo per qualità, reputazione e legame con il territorio.
Per me la tonda gentile del Piemonte è l’equivalente in termini di vino del Barolo. Mettere la Gifoni dalle nostre porte sarebbe come se qualcuno ci proponesse di piantare in Piemonte il Fiano di Avellino. Perché le grandi aziende cercano di coltivare altre tipologie di nocciole? Per abbassare il prezzo? Per aprire le porte all’importazione di materia prima dalla Turchia? O peggio ancora per utilizzare prodotti discutibili sotto l’aspetto fito-sanitario? Non lo sapremo mai. Io sicuramente a questo discorso non ci sto e farò una battaglia, anche politica, in questo senso.
Passiamo al vivaio. Come lo avete strutturato?
Lo abbiamo organizzato pensando di poter proporre il prodotto di migliore qualità, ovvero Piantina Tonda Gentile del Piemonte certificata con analisi del DNA e i suoi migliori impollinatori.
Abbiamo cercato di creare i migliori servizi per potenziali investitori che possono volere un prodotto finito chiavi in mano. Disponiamo di manodopera qualificata per poter dare una serie di proposte a chi decide di investire in nocciole.
È sicuro quindi? Un noccioleto rappresenta un investimento?
Se mettiamo sul piatto costi e ricavi, per i prossimi 20 anni i conti sono subito fatti, al punto che anche oggi vediamo tante aziende riconvertire la produzione da grano, mais, vigna a nocciole. Le multinazionali stanno acquisendo terreni per la coltivazione di nocciole proprio in funzione della resa che hanno. Se i grandi fondi acquisiscono 500/1000 ettari alla volta e stanno investendo in questo settore è garanzia di bontà dell’investimento fatto.
Siamo sicuri che il mercato sarà in grado si assorbire la richiesta?
Per 50 anni siamo sicuri che ci sarà fabbisogno di nocciole perché acquistiamo una grande parte del prodotto dall’estero e le aziende sono in costante richiesta di prodotto italiano. Non c’è problema di surplus produttivo.
A livello produttivo è meglio coltivare biologico o tradizionale?
Noi facciamo e proponiamo coltivazione biologica ma possiamo seguire anche quella convenzionale. Siamo però convinti che il biologico rappresenti il futuro e possa raggiungere i livelli produttivi del convenzionale con migliore qualità e vantaggio per la salute.
A livello produttivo è meglio coltivare biologico o tradizionale?
Noi facciamo e proponiamo coltivazione biologica ma possiamo seguire anche quella convenzionale. Siamo però convinti che il biologico rappresenti il futuro e possa raggiungere i livelli produttivi del convenzionale con migliore qualità e vantaggio per la salute.
Ma lei lavora direttamente in azienda?
Sì certamente, sto imparando dai contadini locali a fare questo splendido mestiere! Ho preso la patente per guidare il trattore, sto seguendo il corso per acquisire anche quella per la guida di scavatori e a settembre con mio grande orgoglio mi è stata riconosciuta la qualifica di IAP (imprenditore agricolo professionale), quindi mi occupo personalmente della cura dei campi. Quando non sono impegnato in Senato o politicamente sul territorio, dedico le mie giornate di libertà, 12 ore al giorno, sul trattore.
Ma che mestiere fa scusi?
Per buona parte della mia vita ho fatto il medico all’ospedale Papa Giovanni XXIII, per l’altra metà della mia vita ho fatto il politico, con ruoli importanti, tre volte ministro e attualmente Vicepresidente Vicario del Senato, ma da tre anni ho intrapreso anche l’attività agricola. Non basta rilevare un terreno ma bisogna con umiltà partire da zero lavorando al fianco dei contadini locali, sporcandosi mani, piedi e anche tutto il resto, partendo dalla zappettatura a mano dei polloni e delle piante fino all’uso dell’uso dell’escavatore. Lavorare e veder crescere le mie piante mi da una soddisfazione immensa, è come veder nascere e crescere i propri figli.